Descrizione generale

Si tratta di un dispositivo da collegare al computer tramite USB 2.0. L’adozione di questa porta segue una tendenza recente che la vede, anche nel settore professionale, ormai affiancata o sostituita alla tradizionale Firewire. La riserva che faceva preferire la Firewire alla USB nell’audio multicanale sembra (almeno in parte) superata, grazie al fatto che la velocità dei computer moderni permette al più “stupido” bus USB di competere con l’efficenza del sottosistema autonomo Firewire. Una parte rilevante di questo cambio di filosofia va forse attribuita anche al perfezionamento nella scrittura dei driver. Chiunque preferisse affidarsi ancora alla Firewire può sempre farlo, acquistando magari una Steinberg MR816csx, molto simile alla UR824.

Nonostante il prezzo relativamente contenuto, si può apprezzare una costruzione molto solida, con una scocca di generose dimensioni interamente in metallo. L’unica concessione al contenimento del prezzo sembra rivelata dai connettori in plastica, certamente robusti e ben testati in molte altre attrezzature Yamaha, ma certamente non resistenti quanto dei buoni connettori in metallo. Alle prese microfoniche mancano anche i tradizionali fermi a scatto, che garantirebbero un aggancio più sicuro. Sono di plastica, ma apparentemente solide, anche le manopole del volume generale, degli ingressi e delle due uscite cuffia.

La notevole profondità della scocca potrebbe trovare giustificazione nell’impiego di elettronica progettata inizialmente per i mixer Yamaha, per esempio quell’N12 con cui questa interfaccia condivide più di un particolare. Per essere montati uno accanto all’altro in uno spazio ristretto, i canali di un mixer devono infatti svilupparsi prevalentemente in lunghezza; l’esame della scheda logica sembrerebbe confermare questa soluzione. La conseguenza positiva è che si è riusciti a infilare in una sola unità rack ben otto canali microfonici con tanto di connettori combinati XLR e jack.

Ad ingressi ed uscite analogici si affiancano quattro connettori ottici, che possono funzionare da canali digitali aggiuntivi ADAT o SPDIF. I canali ADAT sono sedici a 44,1 o 48kHz, e (come da protocollo) si dimezzano alle frequenze di 88,2 e 96kHz. Mancano ingresso e uscita SPDIF coassiali. I canali digitali permettono di collegare in cascata altri convertitori, che consentono di arrivare al ragguardevole numero di ventiquattro canali.

L’alimentatore è separato, ed è del tipo comunemente in uso nell’informatica. Fortunatamente il cavo è passante, quindi non è necessario attaccare l’alimentatore direttamente ad una presa o procurarsi un’antiestetica [scomoda] prolunga. Siamo tentati di attribuire alla mancanza di un conduttore di terra nell’alimentatore esterno il flebile ronzio che si avverte collegando interfaccia e diffusori con cavi sbilanciati. Il bilanciamento risolve il problema, e c’è comunque un’apposita presa per collegare la scocca alla scocca di altre attrezzature regolarmente messa a terra. Viste le dimensioni della UR, avremmo certamente preferito un alimentatore integrato.

Come accade normalmente nei mixer Yamaha, le uscite sono protette, durante l’accensione e lo spegnimento, da ‘clic’ potenzialmente dannosi; si può quindi tranquillamente dimenticare di accendere prima l’interfaccia audio e solo per ultimi i diffusori.

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Il pannello frontale non contiene nessun display e ha pochi indicatori, ma molti controlli fisici. La UR824 va sempre usata insieme al suo mixer virtuale.



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